Sacrum

resarte sacrum 01Illustrazioni di Gianluca Gallazzi
Dedicato a chi lo leggerà
Paolo Raimondi, 2000

Indice

1° – Il dono dell’aquila.
2° – L’altalena.
3° – Enigma.
4° – Il contadino.
5° – Monologo.
6° – Ballata dell’innamorato, dei due cavalli e della Luna.
7° – L’autista.
8° – Ulisse.
9° – Lauda.

Il dono dell’aquila

resarte sacrum 02“Cosa fai lì seduto, solo, in cima alla montagna?”
Ho fatto una gran fatica a raggiungere la cima e ora mi godo un po’ di pace, finalmente! Sono sicuro di non incontrare nessuno quassù.

“Ti danno fastidio i tuoi simili?”
Si, molto! Non voglio vedere nessuno, anzi, voglio che si dimentichino di me. I miei simili non mi piacciono più; troppi disastri, troppa cattiveria e stupidità, ho deciso di abbandonarli definitivamente, in cima a questa montagna non potrò essere raggiunto e sarà una ben netta separazione. Ho bisogno di pace!

“Penso che sei venuto fin quassù per crearti una nuova illusione.”
Ho fatto bene i miei conti; sono lontano da tutti, non c’entro più nulla con loro e nessuno potrà mai farmi cambiare proposito.

“Non potresti attuare questo proposito nemmeno su di un’isola sperduta e dimenticata nell’oceano.”
Perché?
“Perché esisti! Fai parte della vita e ne dipendi come essa dipende anche da te. Se anche tu fossi legato in modo da impedire ogni movimento al tuo corpo, la tua anima continuerebbe ad agire, ed ancor prima il tuo spirito. Vivresti comunque l’azione delle anime e dei pensieri dei tuoi simili, e dell’anima e dello spirito dell’intera Vita in ogni cellula del tuo essere. Non fuggire, scegli invece di compiere una azione reale.”

L’aquila continuava a volare sopra la cima della montagna e quell’uomo si alzò, cominciando a scendere verso la valle, verso i suoi simili. Dopo alcuni passi si fermò, alzò le braccia verso l’alto dicendo: “Grazie, aquila maestosa, mi hai salvato, e ti riconosco come un essere sacro.”

L’aquila si abbassò verso l’uomo in modo da incontrare il suo sguardo, e quando furono abbastanza vicini si vide un lampo luminoso partire dagli occhi dell’aquila. Partì un lampo luminoso anche dagli occhi dell’uomo. Erano fatti della stessa luce.

L’altalena

C’è un bambino che gioca sull’altalena; sorride soddisfatto del suo piccolo volo aggrappato alle catenelle del seggiolino, e guarda la mamma seduta con altre mamme in tranquilla conversazione. Il bambino, ogni tanto si ferma e scruta coi suoi luminosi occhi quelli della mamma, che sorride all’incrociarsi ed esprime un vero grande amore, anche coi cenni gentili della mano.

Cosa dicono gli occhi di un bambino specchiati in quelli della mamma? Chiedono!
Cosa dicono gli occhi di un figlio specchiati in quelli della madre? Chiedono!

Chiedere alla madre è come porre domande alla vita, che poi è vento, e poi è mistero.

La mamma continua a conversare tranquilla e il bambino si lascia andare alla gioiosa caduta dallo scivolo, e i piedi sicuri toccano la terra; poi è una corsetta, un salto, una capriola, e poi una farfalla s’è posata sulla margherita e ronzano le api sull’albero fiorito.

Sacro è giocare col mistero della vita.

Il bambino è ancora fragile, ha bisogno di imparare e c’è chi l’aiuta; ma anche la mamma è fragile, ha bisogno di vivere e c’è chi l’aiuta.

Cosa dicono gli occhi dell’amato specchiati negli occhi dell’amata? Più non chiedono quando hanno trovato, e questo è sacro.

 

Enigma
Guardava la vita con occhi spaventati e sorrideva solo quando non ricordava gli episodi tristi della sua infanzia. Non aveva nessuna intenzione di pensare ad una vita migliore, come se per lui non potesse esistere, e mai avrebbe pensato ad una mano amica che potesse aiutarlo a rialzarsi. Aveva un cane che lo seguiva ad ogni passo ed era il suo miglior confidente, con lui si dilungava in discorsi sconnessi che nessun altro poteva capire se non qualcuno che potesse vivere come lui, ma non c’era nessun altro, almeno, non in quella contrada. Non partecipava alla vita sociale e lo si poteva incontrare soltanto il mattino molto presto nel parco pubblico, ma era sempre troppo presto per incontrarlo; per lo più lo vedeva il lavorante alla distribuzione del pane, che non aveva certo il tempo di fermarsi a chiacchierare.
Abitava in una vecchia casa all’interno di un cortile verso la periferia del paese, e avrebbe potuto passeggiare per campi e boschi, ma il suo luogo preferito era il parco che, guarda caso, era il centro dell’abitato. Evidentemente questo dovrebbe voler dire qualcosa, ma nessuno sapeva cosa volesse e lui non aveva mai chiesto nulla a nessuno, e non aveva mai fatto nulla che potesse attirare l’attenzione, e tutti sapevano che aveva avuto un’infanzia molto triste; quando si verificano certi eventi nessuno può farci nulla! Si può dire che nessuno aveva mai avuto cattive intenzioni nei suoi confronti, ma lui era comunque lontano, chissà dove… e non voleva avvicinarsi. Alcuni esperti di comportamento umano dissero che quella era un’isteria, un modo comunque curioso per attirare l’attenzione, ma si sa anche che, in un rarissimo colloquio con un’anziana signora, disse di non sentirsi solo, anzi, era addirittura sempre in compagnia di strani ed invisibili esseri che gli parlavano e l’aiutavano in gran parte delle sue faccende.

Una mattina rimase seduto nel parco col suo cane ed era primavera; era già tardi ma non era ritornato a casa. Era rimasto lì perché era morto. L’essere umano è sacro, e … quanto poteva essere sacra la vita di quest’uomo? Lo sapeva solo il suo caro amico cane.

Il contadino

resarte sacrum 04All’alba del giorno solito, mi alzo dal letto e comincio la mia giornata. Passo dal campo ad osservare il granturco che sta crescendo e parlo con le mie piantine di salice lungo la roggia e spero che crescano forti al vento che spazzerà i campi. Mi segue il cane fino alla cappelletta, dove rivolgo un pensiero alla madonnina che tanto ha già fatto per i raccolti e per le mie faccende intime; devo mungere le vacche e non ho mai tempo da perdere. Pulisco la stalla ed ogni tanto guardo il cielo dalle finestrelle, i muggiti sono fuori, nel prato e appena posso mi siedo all’aria aperta. Sento il peso della mia quotidianità sempre uguale e forte di nuovi bisogni, e rimugino, mentre Rosina, la vacca più anziana, si avvicina e mi osserva coi suoi occhi scuri. Lei è placida e sapiente, sfiora la terra col muso senza toccarla ed è bravissima a scacciare mosche e tafani con la sua coda a ciuffo. Ogni tanto rialza la testa e rimane immobile per qualche istante ascoltando il suo mondo e, per qualsiasi cosa possa sentire, rimane placida e sapiente.

“Qual è la mia sapienza? Il mio lavoro ha sempre dato buoni frutti e non mi manca nulla, nemmeno le soddisfazioni, non sono meglio o peggio di altri che conosco e non voglio pensarmi carente di qualche cosa, eppure non ho trovato un valido motivo per essere gioioso, ma nel contempo non mi posso lamentare.”
“Siediti sull’erba e osserva le formiche!”
Questo pensiero mi coglie inaspettato, proprio davanti alla cappelletta.

“Ora ringrazia il profumo della terra che giunge portato dalla brezza, e non chiudere gli occhi davanti alla semplicità della margherita. Fruga nella tasca dei pantaloni e troverai delle briciole di pane; lasciale alle formiche. Ora guardati indietro ed osserva attentamente i fili d’erba piegati dai tuoi passi, è la stessa erba che tiene in vita le tue vacche e loro tengono in vita te.”
Osservo e sono attratto da cose che sono sempre sotto i miei occhi, ma alle quali non presto mai attenzione.
“Guarda in alto, cosa vedi?”
Vedo il cielo!
“E tu, dove ti trovi?”
Per terra!
“I tuoi piedi toccano la terra così come lo fa tutto il cielo.”
E mi muovo nell’aria; in fondo vivo nel cielo sopra la terra!
“Proprio così, ma tu sei anche il cielo. Riesci a vedere l’aria?”
No, ma so che c’è, in tanti modi, specialmente quando, a volte, mi sento soffocare.
“Cosa fai quando ti senti soffocare?”
Respiro più velocemente, cerco più aria.
“Invece cerchi più cielo e scopri che non è l’aria che ti viene a mancare, ma qualcosa d’altro.”
Si, è la vita che mi manca in quel momento, è quella mia vita che non conosco che mi manca.
“Cerca, fratello, continua a cercare. Tu la troverai!”

Monologo
Ciao!
Forse dovrei dire, “buona sera!”, per un atteggiamento rispettoso dovuto ad una specie superiore da parte di una inferiore… naturalmente. Ciao, mi vedi? Io sono un cane. Come va? Come stai? Io sto male, grazie! Sono in questa gabbia da qualche giorno dopo che il mio padrone mi ha abbandonato.
Non era tanto male il mio ultimo padrone, non meglio né peggio della maggior parte degli esseri umani; mi dava da mangiare e da bere, mi picchiava normalmente senza usare bastoni o cinghie e non troppo spesso, mi scioglieva dalla catena un’ora al giorno in modo che io potessi fare pipì, insomma era un tipo regolare. La domenica, questo giorno speciale in cui andate a pregare il vostro Dio, mi dava un osso già spolpato a dovere e poi, se c’era bel tempo, mi portava in un campo dove si divertiva a lanciare un bastone che io gli riportavo correndo, sai… proprio per farlo contento. Lui era davvero contento di questo, a volte addirittura orgoglioso, si vantava con gli amici e diceva che sono intelligente, eh si… lui capiva da questo che sono intelligente, dalla mia capacità di riportargli quel bastone, io lo trovo un po’ buffo, anzi, scusami l’ardire, è affettivamente un po’ stupido, però sai… questi atteggiamenti umani è meglio non discuterli troppo! Che si può fare? Voi siete fatti così e siete i più forti e più numerosi, forse troppi… questo non l’ho ancora ben capito, mah!
Poi un giorno il mio padrone mi ha caricato in macchina e mi ha portato in un luogo sconosciuto, mi ha fatto scendere e mi ha dato un’intera bistecca cruda. Cosa pensi che potessi fare? Mi sono meravigliato un po’, l’ho guardato attentamente per capire cosa stava succedendo, ma lui abbassava lo sguardo. Evidentemente si vergognava di qualche cosa, e poi… è successo una specie di miracolo per me; il mio padrone si abbassò verso di me, mi accarezzò e si lasciò sfuggire una lacrima, incredibile!
Io so che quando piangete, il più delle volte è perché state soffrendo, e allora io collegai le due cose; la carezza e la lacrima. Il mio padrone piangeva per me, e non l’aveva mai fatto… è stato grande! In quel momento io gli dicevo che gli volevo bene, tanto, da sempre.
Sai, noi cani ci affezioniamo ai nostri padroni e siamo molto fedeli, anche se ci maltrattano, fa parte di un nostro modo di essere che ora non sto a spiegarti, anche perché non penso che tu possa capire… oh, scusa! Non volevo! Non volevo offenderti, credimi, volevo dire soltanto che bisogna essere molto più evoluti per comprendere un cane o qualsiasi altro animale. Sai, è una storia di trasmissione che avviene da anima ad anima, e voi a quanto pare non avete ancora imparato a farlo.
Ah! Ho capito! Pensi che noi animali non abbiamo l’anima, beh… in effetti non è proprio come la tua, diciamo… che la nostra è un po’ diversa. Noi abbiamo un’anima-gruppo! È come dire che tutti i cani o i cavalli o i rinoceronti della terra sono il cane, il cavallo o il rinoceronte vero e proprio. È così, ti dico! È per questo che ci chiamiamo animali, ti sembra? In qualche modo l’anima c’entra. Beh, ti prometto che non farò altre disquisizioni diciamo… troppo difficili per te, va bene? Bene!
Insomma il mio padrone mi portò in quel luogo sconosciuto, risalì in macchina e si allontanò, pensai che fosse rimasto senza sigarette e che sarebbe ritornato a prendermi poco dopo. Non tornò, non tornò più! Non puoi immaginare quanto dolore ho provato, ho sentito il mio povero cuore spezzarsi… non ci credi? In fondo non ha molta importanza, noi cani sappiamo di poter morire per una cosa del genere, noi lo sappiamo e questo ci basta.
Cominciai a vagare senza meta per poter lenire un poco il mio dolore, poi incominciarono gli “incontri”. Dialogavo e imparavo, raccontavo di me e loro mi parlavano della loro vita. Ti sembra strano tutto ciò? Ho incontrato il Signore dei Cavalli e quello degli Asini, ho incontrato il Signore delle Api, delle Lucciole e delle Farfalle, ho incontrato il Signore dei Gatti e, poco prima di essere catturato, ho incontrato il Signore dei Cani, cani come me. Sono felice di averlo incontrato: quando l’ho visto sprizzava scintille di luce da tutte le parti, ed era… non so come dire, trasparente, ecco, si, era trasparente!
Mi ha raccontato delle cose bellissime sui cani e sugli altri animali, e poi mi ha detto che lui è un centro di coscienza di un’anima gruppo, e che lui è dentro di me e che io faccio parte di lui. Sapete, ho capito benissimo tutto quello che mi ha detto, mi ha proprio rincuorato. Mi ha detto che i Signori degli Animali fanno tutti parte di Dio, sapete… lo stesso Dio degli esseri umani, mi ha detto che anch’io sono una sua creatura, mi ha detto… pensa!… che ama anche me e che anch’io posso rivolgermi a lui, ha detto addirittura che anche gli animali sono sacri, e a quel punto non stavo più nella pelle dalla gioia!
… Ti capisco, so che è molto difficile per te credere quello che sto dicendo, eppure è tutto vero, o almeno, lo è per me. E poi, spinto dalla fame, mi sono ritrovato in un cortile dove una gentile signora anziana mi ha dato da mangiare; sentivo che era molto sola e decisi di cercare di contribuire al suo buon cuore restandole vicino, così mi accucciavo ai suoi piedi, e notavo che il suo sguardo vagava lontano; chissà cosa pensava, chissà cosa riusciva a vedere… così lontano, certo è che la sua anima era già chissà dove.
Una mattina, era molto presto, mi accorsi che la sua anima se n’era proprio andata del tutto; io leccai forte le sue mani ma, niente da fare. Non sarebbe più ritornata. Arrivò una signora poco più giovane e, dopo avermi allontanato con un calcio che mi fece guaire, cominciò a gridare: “è morta, è morta!” Rimasi lì a guardare l’andirivieni delle persone alla porta di casa della mia amica, e poi sentii distintamente un signore che diceva: “Poveretta! Ma almeno ha finito di soffrire.” E un altro che diceva: “Adesso è davanti a domineddio.”
“Che bello!”, mi sono detto, e mi dispiaceva di non essere con lei, di non averla potuta accompagnare, perché così avrei potuto conoscerlo anch’io.
Rimasi in quel cortile ancora un paio di giorni, ma poi un uomo disse che ero un cane randagio, disse che non appartenevo a nessuno e soprattutto, disse che non stava bene che io fossi libero e che potevo essere pericoloso; chissà perché pericoloso poi… proprio non lo so! Sta di fatto che fecero arrivare un’automobile con le sbarre e mi legarono con dei lacci robusti, senza risparmiarmi altri calci, e mi portarono qui dentro. Poi li ho sentiti dire che io sono ormai troppo vecchio e che nessuno mi prenderà con sé e, quindi, mi dovranno abbattere. Ho capito benissimo che tra qualche giorno mi uccideranno ma… il Signore dei Cani mi ha detto che quando morirò lo incontrerò ancora, e forse lui mi accompagnerà da Dio. Sarebbe proprio bello, quante cose ho da raccontargli e soprattutto da chiedergli… una cosa in particolare che mi ha detto il Signore dei Cani, e sulla quale continuo a riflettere: “L’uomo non è niente di più di un animale e niente di meno di un angelo.”

Ballata dell’innamorato, dei due cavalli e della Luna

resarte sacrum 03Ormai non temeva più la solitudine
nemmeno la propria
e andava fiero nella foresta
e una lama invisibile e tagliente aveva nel cuore.

Aveva due amici con sé
due cavalli e compagni
stava in sella a quello marrone
di quello bianco teneva le briglie soltanto
la sella era vuota dell’amata
e andavano insieme sotto la Luna
erano fratelli.

 

Aveva trovato il coraggio
di cantare la sua canzone d’amore
per l’amata che l’aveva tradito
e continuava a cantare
il proprio passato di felicità e ardore.

Il viso dell’amata negli occhi
il cuore di lei nell’anima
e sangue puro dalla lama nel proprio cuore
ma la sofferenza non confondeva il dolore.

 

Tre fratelli sotto la Luna nella foresta
incontrarono una radura
era il luogo dell’Angelo che loro parlò.

Il cavallo bianco era dell’amata
e piangeva il dolore dell’abbandono
quello marrone piangeva per l’innamorato
l’uomo piangeva per l’assenza dell’amata
per il dolore del cavallo bianco
e per la dolcezza di quello marrone
erano fratelli.

 

Il dolore d’amore è sacro
la sofferenza per la mancanza non lo sarà mai
il dolore d’amore echeggia nell’invisibile
la sofferenza continua a raccogliersi
attorno all’illusione
finché non si scopre la verità.

Un uomo e due cavalli andavano sotto la Luna nella foresta
piangevano di dolore per l’amata ed erano fratelli
non c’era l’amata sorella.

 

C’è un cuore per ogni anima
una luce per ogni amore
l’uomo cantava la sua pena
i cavalli vivevano d’amore.

C’erano tre fieri e dignitosi esseri
sotto la Luna nella foresta
l’amata li aveva traditi
e incontrarono la radura dell’Angelo
che loro parlò:

“Torna ad una vita serena
accogli la promessa di felicità nuova
togli ora la lama dal cuore.”

I tre fratelli ringraziarono
ma quell’amore è sacro
l’invisibile lama non può essere tolta
e continuarono nella foresta
immersi nella luce della Luna.

L’ autista

Stamattina presto, non ero ancora completamente sveglio, sono stato assalito dai pensieri scuri, cupi; alcuni erano talmente angoscianti… di quelli che non ti permetterebbero più di vivere. Certi pensieri mi presentano delle situazioni che mi fanno sentire talmente impotente… come se la mia vita non valesse più nulla. La mia vita si trovava indifesa davanti alla vita. Mi è stato detto che mi sarebbero stati dati dei compiti da risolvere, per superare un periodo difficile, uno di quelli che coinvolgono tutti nella trasformazione.

Stamattina c’era un incidente mortale per strada. Proprio davanti al cassonetto della raccolta del vetro c’era un cadavere coperto dal telo bianco, intorno c’erano schegge di vetro e tanta cartaccia; un luogo privo di bellezza. Pensavo, in quel momento, che le anime dovrebbero partire per l’altro mondo in un luogo di bellezza e così, neanche a farlo apposta, ho pensato che anch’io potrei partire, e vorrei scegliermi un bel posto per poterlo fare.

Le strade sono già talmente piene di gente come me, sono uno dei troppi e me lo sento addosso, ci sono già troppe macchine e troppi autisti, sono stufo di guidare, stufo di semafori e di gente che ha fretta, sono stufo della mia giornata, sono stufo di me.

“Hai così tanta paura dei tuoi pensieri cupi e fastidiosi?”
Fin quando sono solamente pensieri non dovrei avere paura, lo so bene, ma, mi fanno paura davvero; prova ad immaginare se si materializzassero… Cosa me ne faccio di tali pensate? Perché devo accettare di produrle? Quello che posso fare in questo momento è riuscire a trovare un posteggio il più tranquillo possibile, e non è facile! È diventato tutto così difficile ultimamente, sono irascibile, mi arrabbio spesso per un nonnulla, continuo a dire che non ne posso più, che sono stanco, anzi, letteralmente spossato… vorrei addirittura bruciare la mia automobile proprio perché mi dà da vivere, ma perché è diventato tutto così difficile? Non ci capisco più nulla!

“Fa parte delle prove a cui sei sottoposto, come tutti.”
Chi potrebbe sottopormi a queste prove? Chi vorrebbe farmi soffrire in questi modi?
“Chi ti ama davvero.”
Ma com’è possibile essere amati in questo modo? Mi chiedo anche come è possibile amare in questo modo, io non ci riuscirei, anzi, non vorrei proprio!
“Sai cos’è l’amore?”
Non voglio rispondere e nemmeno voglio soffrire.
“Sai cos’è la libertà?”
Non voglio rispondere neanche a questo!
“Ebbene, non conosci l’amore e neanche la libertà; come fai ad evitare la sofferenza?”
Cosa vuoi dire con questo, e poi tu, chi sei?

“Io sono l’essere e ti amo.”
Fa molto caldo e non voglio farmi problemi se sento qualcuno parlare con me in un parcheggio per automobili, mi rendo conto che è pazzesco parlare con nessuno alla periferia della grande città in cui vivo, e poi… sono anche commosso e non ho il problema di raccontarlo a qualcuno. Posso sempre pensare che sto parlando tra me e me, e… chi s’è visto, s’è visto!

“Sei l’artefice della tua sofferenza e non te ne rendi neanche conto.”
No, queste sono semplicemente le condizioni naturali della nostra vita di esseri umani.
“Come consideri questo ultimo pensiero che hai prodotto?
Dico che è naturale, semplicemente, anche se non vorrei che fosse così.
“E’ questa la ragione per cui soffri, non lo capisci? Allora chi ti ama davvero permette, anzi, vuole che tu debba esagerare, ingigantire il fastidio del tuo modo di pensare, del tuo modo di vivere, proprio affinché tu sia talmente stufo da arrivare a dire che: non è vero, non lo è affatto!”

Adesso me ne vado in riva al fiume, e non mi importa se perderò questa giornata di lavoro, anzi, lascio qui l’automobile e me ne vado a piedi.
“L’oscurità si produce da sé e mangia sé stessa finché non ce ne sarà più per nessuno. L’oscurità non genera nessuna vita, produce la sua stessa estinzione e ti dico che ormai è alla fine, non ha più tempo.”

Cammino e continuo ad ascoltarti.
“Tu sarai l’amore e la libertà di Dio.”
Forse sono completamente pazzo, ma continuerò ad ascoltarti, per sempre!

Ulisse

Per fare un passo nel vuoto ci vuole molto coraggio.
È come quanto ti sorridono ma non ti sentono, è come quando ti abbracciano con le migliori intenzioni eppure, forse inconsapevolmente, lo fanno perché ti temono. Un passo nel vuoto è breve come dalla cucina al salotto, come dal divano alla scrivania, ma il tempo del vuoto è incalcolabile e non si può chiedere aiuto perché ogni intenzione si perde nell’Ignoto.

Il vuoto è conosciuto
solo a Colui
al quale apparteniamo
ed ora la sua veste è
l’Ignoto.
L’essere umano appartiene a Dio
e a nessun altro.

Trascendere l’azione è difficile eppure essa è vera solo quando è trascesa, solo quando ci eleva, e… il pensiero potrà solo essere sacro e così la parola, poiché quest’ultima dovrà ripartire dalla Scintilla e soltanto da Lei; ogni altra fonte è destinata a perire. Oltre la finestra, un albero canta con l’uccellino che vi si è appena posato, ma un cinguettio lieve si ode anche dietro le spalle, e qual è il senso di tutto questo? Forse è il vuoto a porre la domanda e le solite risposte non hanno più valore; forse il lettore di queste righe appena scritte saprà dare la risposta giusta, oppure un lettore non ci sarà mai se non chi ora sta scrivendo. Si tratta di salire velocemente la scala di Giacobbe ringraziando la mano tesa degli Angeli, assolvendo e lasciando andare la parte oscura di ognuno, adottando in completezza le leggi d’amore. È giunto il momento di perdonare sé stessi, di rialzarsi guardando la luce dell’orizzonte individuale, sfidando le nebbie dei tempi perduti nelle rinnovate memorie.

È  giunto il tempo di non bestemmiare, ogni pensiero e ogni parola diventeranno la testimonianza di realtà.

Principio Cristico
Sinfonia di Luce
già fa danzare le Cellule del Corpo
il Canto di Trasfigurazione si diffonde
i sacri piedi del Maestro poggiano sicuri sul Dominio
così l’essere umano comincia a vivere la Voce del Nuovo.

Ulisse, ritrovata Itaca, ha dovuto ripartire per non ritornare più, dimenticando gli Dei che l’avevano tormentato ed anche quelli che l’avevano aiutato; le umane fatiche saranno dimenticate. Ora il passo non conta più, nemmeno l’esperienza, conta soltanto la Luce dello Spirito che illumina la Materia, trasfigurandola.

Anonimo passante nelle vie della città o solitario pastore sui crinali, sei tu.
Chiunque tu sia, tu sei Ulisse.

Lauda
resarte sacrum 05Figlio – Madre,
tu sei mia madre,
io sono ancora una piccola vita
sulla Terra.

Madre – Figlio,
tu sei mio figlio,
io sono la Terra sacra in cui
t’incarni,
e ti accoglie,
e diverrai grande.

Figlio – Madre,
ti ho scelta
nel regno degli Angeli,
loro m’hanno detto di te,
m’hanno detto del tuo Amore
per la vita.

Madre – Figlio,
anch’io ti ho scelto
nel regno materiale
dello Spirito
ti amerò
perché già ti amo
io sono l’amore.
Figlio – Madre,
ti conosco
io so di te e dell’anima tua
preziosa perla
bianca di Luce
di rosa dorato
accogli la mia anima.

Madre – Figlio,
ti conosco
so di te e dell’anima tua
preziosa perla
bianca di Luce
di rosa dorato
accolgo la tua anima.

Figlio – Madre insegnami
ad assumere un corpo di materia
insegnami ad accettarlo, ad amarlo.

Madre – Figlio,
t’insegna il mio corpo
a costruirti
ti dona l’essenza e la sostanza
dono sacro di Madre Terra
dono di Luce di Madre Materia
io sono quella.

Figlio – Madre,
io sono lo Spirito accolto
dal tuo Spirito
io sono Anima accolta
dalla tua Anima
io sono Luce accolta
nella tua Luce.

Madre – Figlio,
io sono lo Spirito che accoglie il tuo Spirito
Anima che accoglie l’Anima
Luce che accoglie Luce.

Figlio – Madre,
sono entrato nel tuo mondo per amore
nel tuo mondo che è sacro
è in questo mondo
che il Padre Celeste
vuole la Vita dello Spirito.

Madre – Figlio,
sei entrato nel mio mondo
questo è il mondo del Padre Celeste
quello dello Spirito che s’incarna
poiché la Materia è Luce
lo Spirito lo svelerà.

Figlio – Madre, da te io nascerò nella Luce.

Madre – Figlio, io rinascerò con te nella Luce.

Figlio – Madre, può il mio Spirito appartenerti?

Madre – Figlio,
neanche il tuo corpo potrà appartenermi,
né la tua stessa vita.
Figlio – Madre,
mi vorrai libero allora?

Madre – Figlio, tu libero da me così come io da te
entrambi della vita.

Figlio – Madre,
tu sei la mia libertà.

Madre – Figlio,
io che ti do la vita sulla Terra
sono la madre della tua libertà
e da questa sono generata
come tutti
e una vera madre
è la libertà dello Spirito
che libero nell’Amore
vive la Luce.